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Vita di coppia: quando il conflitto porta alla separazion

Quando in una coppia il legame inizia a giungere alla sua conclusione inevitabilmente si giunge a una situazione di dolore e grande sofferenza che spesso sfocia in situazioni conflittuali.

La situazione è di dolore per entrambi, ma questa sofferenza stavolta non riesce ad essere condivisa in alcun modo dalla coppia. Ognuno risulta ripiegato su di sé e non riesce a confrontarsi con l’altro, ma di conseguenza anche con la realtà, passata e presente.

Per quanto il conflitto sia un elemento indispensabile di una relazione, ci troviamo ora dinanzi ad una condizione di separazione. L’alta conflittualità che viene a delinearsi può acquisire e presentarsi con varie forme e modalità d’azione a seconda del vissuto emotivo che in quel momento si vive. Di conseguenza riteniamo che sia sbagliato prendere in considerazione il conflitto come qualcosa che è lì e sussiste sempre con modalità diverse mutando solo d’intensità, ma sarebbe più giusto ritenerlo in continuo cambiamento identificandolo come una sorta di processo con un proprio ciclo di vita. Infatti, il conflitto ha un suo inizio, che possiamo vedere come l’accensione di una miccia, un continuum, un acme e una fine che a nostro parere può intraprendere una scelta tra due opzioni: una visione positiva, in cui il conflitto viene vissuto come trasformazione, cambiamento e rinascita; una visione negativa, quando l’individuo non riuscendo a svolgere il suo percorso di risoluzione del lutto e dell’abbandono, acutizza l’odio e il rancore unendoli ai sensi di colpa sul perché la storia e il matrimonio abbia avuto fine.

Improvvisamente si tende a considerare l’altro una persona completamente diversa da quella con cui fino a poco tempo prima si divideva la casa, la vita, le attese, le gioie e i dolori, vedendolo come il male personificato pronto a tutto pur di distruggere l’altro. Quindi l’unica modalità per uscirne vivo e non restarne sopraffatto è di attaccare a sua volta, innescando così un circolo vizioso che ha al suo centro una conflittualità molto accesa e senza alcuna possibilità di comprensione reciproca. Tendono in questo modo ad esprimere il conflitto attraverso: competizione; violenza; ostilità; potere sull’altro inteso come Io vinco-Tu perdi. Possiamo vedere di conseguenza il conflitto come la scoperta improvvisa della diversità dell’altro che il soggetto tende in genere a negare, proprio per poter salvare e salvaguardare la relazione. La caratteristica negativa nel conflitto non sta nel fatto che è presente, ma riguarda la relazione negativa che attua. Le aree in cui s’inizia ad insinuare il conflitto sono numerose. La più importante è quella che riguarda la sfera della comunicazione. È qui che si danno inizio alle maggiori incomprensioni nella coppia; infatti, nel conflitto si opera in ogni messaggio trasmesso una sorta di alterazione che non va verso la comprensione, ma tende sempre di più ad aggravare la conflittualità già presente, distaccandosi sempre di più dal tema originario facendo scivolare sempre più la relazione nel baratro. Questo tipo di conflitto non risulta mai sano e positivo nella risoluzione di un conflitto all’interno della relazione, poiché la cattiva qualità comunicativa impedisce che si possa arrivare a comunicare correttamente le carenze comunicative. Ed ecco che il conflitto sulla comunicazione diviene patologico, nel senso che nel suo esistere tende a mantenere la situazione altamente ostile molto a lungo nel tempo. Possiamo affermare, che una situazione di piena ostilità in una coppia rappresenti un evento critico, una crisi in cui troviamo una frattura tra desiderio e realtà. Ed è attraverso questa crisi che molte volte si giunge alla decisione estrema, la separazione, portando nella vita dei due ex una sorta di lutto da separazione.

Elvira Orrico, Psicologa

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